Ultimo aggiornamento il 3 Febbraio 2024 by Redazione
La preservazione della fertilità nei pazienti oncologici: l’importanza di agire tempestivamente
Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati almeno 30 nuovi casi di tumore in pazienti di età inferiore ai 40 anni, rappresentando il 3% della casistica generale. Nel 2019, sono state registrate circa 371mila nuove diagnosi di tumore maligno, di cui 196mila negli uomini e 175mila nelle donne. Questi dati allarmanti spingono la Società italiana della riproduzione umana (Siru) a richiamare l’attenzione sull’importanza di preservare la fertilità nei pazienti in età riproduttiva che ricevono una diagnosi di patologia tumorale e che devono sottoporsi ai trattamenti.
I tipi di cancro più comuni e il loro impatto sulla fertilità
Secondo la Siru, i tipi di cancro più diffusi negli uomini sono il tumore del testicolo, il melanoma, il tumore della tiroide, il linfoma non Hodgkin e il tumore del colon-retto. Nelle donne, invece, i tumori più frequenti sono il carcinoma mammario, i tumori della tiroide, il melanoma, il carcinoma del colon-retto e il tumore della cervice uterina. Queste patologie oncologiche hanno un impatto significativo sulla capacità riproduttiva dei pazienti in età fertile.
La preservazione della fertilità: una realtà possibile
Secondo Francesca Parissone, coordinatrice del Gruppo di interesse speciale donazione e preservazione della fertilità della Siru, la preservazione della fertilità nei pazienti oncologici è diventata una realtà possibile in molti casi grazie a nuove strategie terapeutiche. Da un lato, si stanno adottando regimi di trattamenti antitumorali meno tossici per l’apparato riproduttivo, e dall’altro sono disponibili tecniche consolidate di crioconservazione, come il congelamento di gameti, ovociti e spermatozoi, e tecniche innovative di crioconservazione del tessuto ovarico e testicolare.
Se la conservazione di ovociti e spermatozoi è ormai una pratica standardizzata e ampiamente diffusa, il campo di maggiore interesse e di prospettive future è rappresentato dalla crioconservazione del tessuto ovarico e testicolare. Queste tecniche hanno aperto la possibilità di applicare la preservazione della fertilità anche nei pazienti colpiti dai tumori dell’infanzia e dell’adolescenza, in cui non è ancora avvenuto lo sviluppo dell’individuo e quindi non è possibile recuperare ovociti e spermatozoi con capacità di fecondazione. Gli esperti del settore stanno affrontando le sfide scientifiche di questo ambito di avanguardia.
L’importanza dell’informazione e della consapevolezza
Guglielmo Ragusa, direttore Usd Pma – preservazione fertilità Aoui di Verona, sottolinea che l’oncofertilità è diventata una disciplina con linee guida nazionali e internazionali, raccomandazioni scientifiche e modelli organizzativi che rendono accessibile il percorso al paziente oncologico desideroso di preservare la fertilità. Nonostante i progressi degli ultimi anni, ancora una parte dei pazienti non riceve le informazioni necessarie su questa possibilità. Pertanto, oltre al progresso scientifico, è fondamentale promuovere la consapevolezza tra i medici e fornire informazioni ai pazienti.
La Siru si impegna attivamente nella promozione della preservazione della fertilità attraverso webinar, collaborazioni con associazioni medico-pazienti, articoli scientifici e linee guida cliniche nazionali. L’obiettivo per il futuro è garantire sempre più questa possibilità su tutto il territorio nazionale, con modelli organizzativi multidisciplinari e tempestivi. La preservazione della fertilità rappresenta una speranza per i pazienti oncologici, offrendo loro la possibilità di realizzare il desiderio di avere figli anche dopo la guarigione.