Vertice a Parigi nel 2025 tra undici paesi europei per discutere le strategie di risposta alle politiche di Trump riguardo all'Ucraina
Il summit in formato ristretto si è aperto all’Eliseo, con l’Unione Europea che cerca di rispondere rapidamente all’iniziativa del presidente statunitense, in vista di possibili negoziati tra Kiev e Mosca.
La reazione fulminea dell’Amministrazione Trump riguardo alla situazione in Ucraina ha colto di sorpresa l’Europa. A prendere l’iniziativa è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che ha convocato un vertice a 11 all’Eliseo. L’obiettivo è quello di discutere le strategie da adottare, considerando il serio rischio che il futuro di Kiev possa essere deciso senza il coinvolgimento degli europei, lasciando così il continente in una posizione di svantaggio.
Il summit, iniziato nel pomeriggio, ha scelto un formato ristretto, evitando un Consiglio Europeo a 27, che avrebbe potuto portare a un fallimento a causa della necessità di consenso tra i leader. La mancanza di un accordo tra i 27 è evidente, specialmente di fronte all’offensiva diplomatica da parte di Washington. Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha sempre espresso il suo disaccordo con le posizioni adottate dai suoi colleghi riguardo alla guerra in Ucraina. Ora, con Robert Fico al governo in Slovacchia, Orban non è più solo nelle sue opinioni divergenti rispetto al mainstream europeo.
Dopo che gli Stati Uniti hanno chiarito che gli europei non saranno coinvolti nelle prime fasi delle trattative, l’Europa ha avvertito la necessità di reagire. I leader europei si sono riuniti, escludendo i Paesi che non hanno un peso militare significativo, ma includendo il Regno Unito, che, pur non facendo più parte dell’Unione, rimane una potenza nucleare. La consapevolezza che, senza un posto al tavolo, si corre il rischio di essere esclusi dalle decisioni cruciali, è palpabile tra i partecipanti.
All’Eliseo, Macron ha accolto diversi leader, tra cui il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro britannico Keir Starmer, la premier italiana Giorgia Meloni, il polacco Donald Tusk, lo spagnolo Pedro Sanchez, l’olandese Dick Schoof e la danese Mette Frederiksen. Presenti anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa e il segretario generale della NATO Mark Rutte. La delicatezza della situazione è accentuata dall’assenza di comunicazioni ufficiali alla stampa, segno di un clima di riservatezza e urgenza. Prima dell’inizio del vertice, Macron ha avuto una conversazione telefonica con Trump, durata circa venti minuti, secondo fonti dell’Eliseo.
Negli ambienti di Palazzo Chigi, è emersa una certa irritazione per il formato del vertice, che esclude Paesi direttamente coinvolti nel conflitto, come Finlandia, Paesi Baltici e Romania. La presenza dei leader europei ha suscitato malcontento tra gli esclusi, tanto che Antonio Costa ha voluto precisare sui social che questo incontro rappresenta solo l’inizio di un percorso che coinvolgerà l’intera Unione Europea. Tuttavia, molti osservatori ritengono che l’Unione, con i suoi tempi di reazione lenti e la necessità di trovare consenso tra 27 membri, si stia dimostrando inadeguata di fronte a una situazione in rapida evoluzione, come dimostrato dall’invasione russa dell’Ucraina, che ha riaperto capitoli di storia dimenticati.
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