Ultimo aggiornamento il 6 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi
Un’udienza decisiva è prevista per il 20 novembre presso la Corte d’appello di Genova, dove si discuterà sulla possibilità di processare Annalucia Cecere per l’omicidio di Nada Cella. Questo caso, che risale al 1996, ha riacquistato notorietà dopo la riapertura delle indagini avvenuta tre anni fa, grazie al lavoro della criminologa Antonella Delfino Pesce. La storia di Nada Cella, giovane segretaria tragicamente uccisa a Chiavari nello studio del commercialista Marco Soracco, rappresenta una ferita aperta nel cuore della comunità ligure.
il cold case di nada cella
La situazione iniziale e la riapertura del caso
L’omicidio di Nada Cella, avvenuto il 6 maggio 1996, ha segnato un evento crime di grande impatto emotivo e sociale a Chiavari e in tutta la Liguria. La giovane, solo 28enne, fu trovata senza vita all’interno dello studio professionale di Soracco, un luogo che per lei rappresentava non solo il lavoro, ma anche la quotidianità. Per anni, il caso è rimasto irrisolto, intrappolato tra depistaggi e mancanza di prove concrete. Solo nel 2020, grazie all’insistenza della criminologa Antonella Delfino Pesce e alle nuove tecnologie investigative, il cold case è stato riaperto.
Le indagini condotte dalla squadra mobile di Genova hanno portato a una serie di nuove scoperte e alla designazione di Annalucia Cecere, ex insegnante, come principale sospettata. Le evidenze raccolte hanno guidato la procura a ritenere che Cecere possa essere stata motivata da una violenta gelosia, distaccandosi da un’immagine di persona tranquilla più che dall’indole di un potenziale assassino.
Le nuove indagini e le evidenze raccolte
Le nuove indagini hanno portato alla luce diversi elementi che erano stati trascurati dalle inchieste precedenti. I metodi avanzati di analisi forense e la reintegrazione di testimoni chiave hanno contribuito a ricostruire una narrazione coerente dell’accaduto. La testimonianza del pm Gabriella Dotto ha sostenuto la tesi che il delitto non fosse premeditato, ma scaturito da un impeto momentaneo scatenato da forti emozioni.
Le indagini si sono concentrate su dettagli che al tempo erano apparsi marginali, come la relazione tra Cecere e la vittima, evidenziando conflitti irrisolti. Le prove accumulate dalla polizia, che ora ruotano attorno a Cecere, sono al centro del dibattito giuridico che si aprirà il 20 novembre.
il dibattimento in corte d’appello
La posizione della pubblica accusa
Il prossimo incontro in Corte d’appello rappresenta un passo cruciale non solo per la procura, ma anche per l’opinione pubblica che attende giustizia per Nada Cella. La pubblica accusa, guidata dalla pm Gabriella Dotto, richiede la revisione della sentenza di non luogo a procedere emessa a marzo dalla gip Angela Maria Nutini, la quale aveva ritenuto gli elementi raccolti insufficienti e contraddittori.
La decisione della gip ha suscitato forti reazioni, poiché il caso di Nada Cella rimane uno dei pochi omicidi femminili irrisolti della zona. Dotto sottolinea come ci siano state evoluzioni significative nelle dinamiche investigativa e si aspetta una risposta decisiva dalla Corte.
Il rischio di un omicidio senza colpevole
Se la Corte d’appello decidesse di confermare la sentenza di primo grado, questo significherebbe non solo un fallimento nella ricerca della verità per il caso di Nada Cella, ma anche un episodio emblematico per altri cold case irrisolti in Italia. L’idea di un omicidio senza un colpevole è un pensiero agghiacciante che continua a tormentare non solo i familiari della vittima, ma anche la collettività, lasciando domande senza risposta e un senso di giustizia non raggiunta.
Con l’udienza all’orizzonte, le aspettative di un risultato positivo sono alte, mentre tutti ci prepariamo a un nuovo capitolo in questa triste saga, un passo verso la luce in un caso avvolto da anni di mistero e dolore.