Un protocollo d’intesa per il reinserimento dei detenuti nei cantieri della ricostruzione post sisma 2016

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Un protocollo d'intesa per il reinserimento dei detenuti nei cantieri della ricostruzione post sisma 2016 - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 10 Settembre 2024 by Redazione

Il nuovo protocollo d’intesa, firmato nei giorni scorsi, rappresenta un passo significativo per il reinserimento della popolazione detenuta nelle aree colpite dal terremoto del 2016, in particolare nelle regioni ABRUZZO, LAZIO, MARCHE, MOLISE e UMBRIA. Il progetto prevede di creare opportunità di lavoro nei cantieri coinvolti nella ricostruzione di edifici pubblici e di culto, favorendo così il reinserimento sociale dei detenuti. Le istituzioni e le associazioni coinvolte sono unite nell’intento di trasformare l’esperienza carceraria in una possibilità di riscatto per i partecipanti, contribuendo al contempo alla rinascita delle comunità locali.

Il protocollo d’intesa: firmatari e obiettivi

Firmano il protocollo

Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dal Commissario Straordinario di Governo per il Sisma 2016, Guido Castelli, e da esponenti di rilievo come il Cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Roberto Pella, presidente facente funzioni dell’ANCI, e Federica Brancaccio, presidente nazionale dell’ANCE. Hanno assistito alla firma il Vice Ministro Francesco Paolo Sisto e i Sottosegretari alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove e Andrea Ostellari.

Questa collaborazione si propone di affrontare le problematiche legate al sistema carcerario, come il sovraffollamento e la recidiva, attraverso il lavoro all’esterno per i detenuti. Come sottolineato dal Ministro Nordio, l’obiettivo primario del governo è quello di promuovere il reinserimento sociale, seguendo un approccio economico e morale che considera il lavoro come uno strumento fondamentale per la rieducazione dei detenuti.

Il focus sulla rieducazione e il reinserimento

Nel corso della conferenza di presentazione, il Ministro ha evidenziato l’importanza del lavoro durante l’espiazione della pena. L’obiettivo è quello di ridurre la recidiva, dimostrando che un detenuto che apprende competenze lavorative durante la detenzione ha maggiori possibilità di reinserirsi con successo nella società. Questo progetto mira, dunque, a creare una connessione tra le esigenze delle aziende e le capacità dei detenuti, attraverso un coordinamento tra le istituzioni, le imprese e il mondo dell’associazionismo.

I detenuti coinvolti e le modalità di lavoro

Gli istituti penitenziari interessati

Ben 35 istituti penitenziari, distribuiti nelle province più colpite dal terremoto, saranno coinvolti in questo progetto. Le province interessate includono Fermo, Teramo, L’Aquila, Perugia, Spoleto, Ancona, Rieti, Ascoli Piceno, Macerata e Pescara. Sarà compito del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, in collaborazione con la Magistratura di Sorveglianza, identificare i detenuti idonei per partecipare a queste attività lavorative all’esterno del carcere.

Il numero esatto di detenuti che parteciperanno e le loro modalità di inserimento lavorativo saranno determinati in base alla disponibilità dei cantieri, alle esigenze delle aziende coinvolte e alle competenze che ogni detenuto porta con sé.

Le attività lavorative previste

Le attività di lavoro non saranno limitate esclusivamente all’edilizia; infatti, è prevista anche la possibilità di svolgere compiti di natura impiegatizia legati ai diversi cantieri. Questa diversificazione delle attività lavorative non solo contribuirà al processo di ricostruzione, ma offrirà ai detenuti un’opportunità per acquisire competenze utili e versatili, facilitando un futuro reinserimento nella società. Con tali iniziative, si mira a sradicare la stigmatizzazione associata ai detenuti, trasformandoli in soggetti produttivi e partecipi della vita comunitaria.

L’impatto socio-economico della ricostruzione

L’importanza della collaborazione

Guido Castelli, nel suo intervento, ha sottolineato l’importanza di questo protocollo nel contesto della ricostruzione dell’Appennino Centrale, descritto come il “secondo cantiere più grande d’Europa”. I progetti di ricostruzione rappresentano non solo un’opportunità per riparare i danni fisici causati dal sisma, ma anche per rilanciare l’economia e il tessuto sociale delle comunità interessate.

Castelli ha riportato risultati promettenti, con il 95% delle opere pubbliche finanziate già avviate. La collaborazione tra le varie istituzioni coinvolte nella ricostruzione si sta dimostrando un elemento chiave per il successo di questo ambizioso progetto. La previsione è di attivare 1200 cantieri entro il 2025, un traguardo che promette opportunità sia per i lavori pubblici sia per i detenuti coinvolti nel progetto.

Solidarietà e dignità

Il Cardinale Matteo Maria Zuppi ha evidenziato come il protocollo d’intesa rappresenti una doppia opportunità: da un lato, offre ai detenuti l’opportunità di lavorare e riconquistare dignità, dall’altro, recupera il significato educativo della pena. Zuppi ha sottolineato che il lavoro deve essere parte integrante del percorso di riabilitazione e rieducazione dei detenuti, aiutando a costruire un futuro migliore per coloro che hanno commesso errori.

Roberto Pella ha concluso rilevando l’importanza di un “gioco di squadra” fra le istituzioni per garantire alle persone detenute la chance di riscattarsi. È essenziale che le carceri diventino non solo luoghi di pena, ma spazi di crescita e opportunità per una reintegrazione positiva nella società.

Le prospettive future

Federica Brancaccio ha espresso la speranza che l’accordo possa mettere in campo un modello di inclusione e collaborazione tra le realtà produttive e quelle sociali. Le imprese che parteciperanno al progetto non solo aiuteranno nella ricostruzione delle zone colpite, ma contribuiranno attivamente a un cambiamento culturale, favorendo un approccio più umano e inclusivo verso i detenuti, aprendo una nuova porta verso una reale rinascita.

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