Ultimo aggiornamento il 27 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi
La mostra “Architetture Inabitabili”, inaugurata il 24 gennaio presso i Musei Capitolini – Centrale Montemartini di Roma, ha attratto un pubblico straordinario, registrando un’affluenza di circa 70.000 visitatori. Questo successo ha portato a una proroga dell’evento fino al 29 settembre, confermando l’interesse e l’apprezzamento sia da parte del pubblico che della critica. Ideata e curata da esperti del settore, la mostra approfondisce il concetto di architettura e il suo significato oltre la mera funzione abitativa, mettendo in luce otto edifici emblematici del patrimonio architettonico italiano.
Promozione e organizzazione della mostra
Un’iniziativa di Roma Capitale
La mostra è stata promossa da Roma Capitale attraverso l’assessorato alla Cultura e la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Realizzata grazie alla collaborazione di Archivio Luce Cinecittà, l’iniziativa ha avuto come scopo principale quello di far conoscere un aspetto meno convenzionale dell’architettura italiana. Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà, ha rivestito il ruolo di curatrice, con l’assistenza di Dario Dalla Lana, creando un percorso espositivo accessibile e coinvolgente.
Una proposta espositiva innovativa
La scelta di presentare architetture inusuali si è dimostrata vincente. I visitatori hanno avuto l’opportunità di scoprire strutture architettoniche come il Gazometro, il campanile di Curon e il Lingotto di Torino, tra le altre. Questi luoghi, a volte trascurati o poco conosciuti, sono diventati protagonisti di una narrazione inedita e affascinante, che ha avuto il merito di rianimare l’interesse per il patrimonio architettonico nazionale. L’uso di fotografie storiche, affiancate a immagini contemporanee, ha consentito una fruizione completa della tematica.
Un viaggio tra le architetture inabitabili
Le otto architetture protagoniste
Le otto strutture presentate nella mostra non sono semplicemente edifici, ma rappresentano storie di vita, memoria e cultura. I visitatori hanno potuto ammirare il Cretto di Gibellina, i Palmenti di Pietragalla, e gli Ex Seccatoi di Città di Castello, edifici che, pur rispondendo a finalità diverse, hanno in comune un fascino che va oltre la loro funzione originaria. Questi posti raccontano di cambiamenti, abbandoni e di una riconversione nello spazio urbano, avviando riflessioni sul ruolo dell’architettura nella nostra vita contemporanea.
L’importanza delle immagini e delle opere artistiche
Le fotografie in mostra provengono dall’Archivio Luce al quale si aggiungono i contributi di fotografi di fama mondiale come Steve McCurry, Gianni Berengo Gardin e Sekiya Masaaki. Le loro opere hanno fornito una nuova prospettiva su ogni singolo edificio, enfatizzando l’aspetto enigmatico dell’architettura e la sua capacità di evocare emozioni. Inoltre, Francesco Jodice e Silvia Camporesi hanno realizzato progetti fotografici appositamente per l’evento, portando una ventata di freschezza e innovazione al progetto espositivo.
Accompagnamento editoriale e riflessioni letterarie
Il catalogo della mostra
A corredo della mostra è stato creato un catalogo edito da Archivio Luce Cinecittà in collaborazione con Marsilio Arte. Questo volume non solo raccoglie le immagini più suggestive delle architetture esposte, ma include anche testi inediti firmati da scrittori italiani di spicco come Edoardo Albinati e Francesca Melandri. Ogni racconto offre una nuova chiave di lettura delle architetture, arricchendo l’esperienza del visitatore e stimolando riflessioni critiche sul valore di questi luoghi nel contesto contemporaneo.
Un’opportunità di dialogo culturale
Grazie al connubio tra arte, architettura e letteratura, la mostra “Architetture Inabitabili” ha rappresentato un’importante occasione di dialogo culturale. Essa non solo ha messo in luce luoghi spesso dimenticati, ma ha anche promesso di rinnovare l’interesse verso un patrimonio artistico che continua a raccontare storie di un’Italia ricca di storia e bellezza. La risposta positiva del pubblico testimonia un bisogno collettivo di riconnettersi con le proprie radici, spingendo a guardare con un nuovo sguardo l’architettura e gli spazi che ci circondano.